Perché Miracleman deve essere una lettura imprescindibile per chi ama i fumetti di supereroi

Devo fare una confessione. Sono da sempre appassionato di fumetti, ed un pochino di cultura in merito penso di essermela fatta, eppure, dopo ieri, devo ammettere di avere ancora delle enormi lacune.

miracleman

Miracleman 1 – Edizioni Panini Comics

Cosa è successo ieri? Semplice, ho letto l’ultimo numero della serie Miracleman che Panini Comics ha pubblicato partendo dall’omonima edizione Marvel in America.

Nato negli anni ’50 dalla penna di Mick Anglo sulla scia degli indistruttibili eroi volanti golden age (vedi Sha-zam, con il quale condivide poteri e modalità di trasformazione) Marvelman, questo il nome originale dell’eroe, è stato protagonista di una serie conclusasi nel 1963.

Fin qui tutto normale, non fosse che, dopo alcuni decenni di buio, nel 1982, Marvelman (di cui si pensa che i diritti non esistano più, visto il tempo passato) viene riesumato ed inserito all’interno di una serie adulta, pubblicata sulla rivista inglese Warrior, nella quale il puro campione senza macchia viene catapultato nel mondo reale.

Il nuovo corso dell’eroe su suolo inglese dura lo spazio di sei numeri, per emigrare poi editorialmente in America, cambiando nome in Miracleman. Qui la vita travagliata della testata dura fino al 1993, anno in cui si conclude definitivamente la serie (per tutta la storia editoriale del personaggio si consulti la chiarissima pagina Wikipedia).

Di tutte queste cose in Italia non s’è visto praticamente nulla, almeno fino all’attuale pubblicazione di Panini Comics e voglio giustificare l’ignoranza di cui parlavo in apertura anche con questo.

O almeno ci provo.

Già, perché come si scriveva, tutto però è partito (o meglio, ripartito) dal 1982, e dalla testata inglese citata, ossia Warrior. A suo modo leggendaria poiché vissuta per soli tre anni, ha ospitato tra le sue pagine diverse storie, una su tutte la prima versione serializzata di V for Vendetta. E sì, il fatto che fosse pubblicato sulla stessa rivista di V for Vendetta avrebbe dovuto insospettirmi, lo so, ma lì per lì non gli ho dato peso, anche se all’inizio di ciascuno di questi splendidi albi l’autore delle storie, il così detto writer, viene indicato come “L’autore originale“.

Dice, ma perché non ti è venuta da subito la curiosità di svelare il mistero, di cercare di capire i motivi di quella dicitura? Non lo so, sono sincero. Forse rapito dai redazionali, forse dalle storie in sé che sono quanto di più vicino mi piacerebbe vedere in un fumetto, non ho alla fine dato peso alla cosa.

“Lo spiegheranno”, pensavo e subito me ne dimenticavo, fino al mese successivo. Sono arrivato addirittura a pensare che si trattasse di un gruppo di autori racchiusi in uno pseudonimo.

Ora, chi lo sa so che si starà facendo beffe di me, ma sono sincero, è stato un dono non sapere chi fosse l’autore di quest’opera. Anche se non lo ammetterò mai, molte volte sono guidato dai preconcetti ed in questo caso specifico avrebbero giocato un ruolo importante nel giudizio finale.

Avrei potuto arrivarci, perché gli indizi sono stati tanti, ma il mistero è rimasto. Infine ieri, con la bocca spalancata di fronte ad un’opera precisa e coerente, spietata e lineare nella sua evoluzione ed esteticamente superba, ho concluso come avessi di fronte un vero capolavoro, senza se e senza ma.

Le tre fasi (o libri) in cui è divisa l’opera procedono ciascuna con il proprio potente fluire, differente, ma coerente. E’ palese l’evidenza di come la storia fosse chiara all’autore originale sin dalla prima stesura. Un inizio ed una fine. Cosa chiedere di più ad un fumetto?

La poesia? Presente, in ogni singola didascalia, raggiungendo vette di puro lirismo nel terzo libro.

L’azione? Presente, alla luce soprattutto di un finale talmente pirotecnico da fare scuola (ed in effetti scuola l’ha fatta).

Gli spunti di riflessione? Presenti, molti più di quanti ne lasci intendere la storia stessa, con l’avvio del revisionismo che verrà poi esplorato dall’Authority di Warren Ellis e, quasi parallelamente dallo Squadron Supreme di Mark Gruenwald prima e, molto più avanti (nel 2003) dai Supreme Power di J. Michael Straczynski.

Insomma, aver posto gli albi inizialmente nella libreria, per meri motivi logistici, di fianco alla collezione di Preacher (in assoluto il mio fumetto preferito) alla fine ha determinato la collocazione anche nella mia classifica personale.

Se dovete leggere un solo fumetto di supereroi quest’anno, fate che sia questo.

Ah, l’autore originale, per chi ancora non l’avesse capito, è un certo Alan Moore, il quale all’interno del marasma generale relativo all’opera si è pronunciato molto chiaramente in merito a quanto gli sarebbe dovuto pervenire per i diritti d’autore:

No, let it go, give all the money to Mick Anglo

(No, lasciamo perdere, date tutti i soldi a Mick Anglo)

Facendo riferimento alla condizione di novantenne di Mick Anglo con una moglie non in grado di badare a se stessa.

Perché in fondo, supereroi si nasce.

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