Il placcaggio

La figlia entrò in casa salutando tutti tranne suo padre che come ogni giorno a quell’ora stava seduto sul divano a leggere il giornale. Gli si pose davanti, con le braccia sui fianchi. Al padre quella visione ricordò quando la donna era ancora una bambina ed imitava sua madre in quella posa per dare importanza ad un concetto esposto.
“Glielo hai fatto vedere ancora!” disse lei.
Il padre fece una smorfia di disapprovazione.
“Ho fatto vedere cosa a chi?”

Placcaggio

Placcaggio

La figlia a quelle parole inarco il sopracciglio e continuò sprezzante “Non fare il finto tonto, sai benissimo che mi riferisco a mio figlio e sai benissimo cosa gli hai fatto vedere!”
L’uomo distese lo sguardo e cercando , con difficoltà, di farsi più serio che poteva riprese “Mi dispiace ma non ti seguo, cosa avrei fatto vedere a mio nipote?”
“Accidenti papà, quando fai così!” ed allargate le braccia le fece cadere sui fianchi provocando un battito che fece balzare l’uomo ed urlò “Lo sai benissimo, il Rugby!”

“Io mica ti capisco sai”, la incalzò l’uomo “in giro c’è un mucchio di gente che si lamenta di dover tirar su i propri figli da sola e quando un povero nonno alleva amorevolmente suo nipote la madre si lamenta. E’ il mondo all’incontrario!”.
La figlia sbottò. “Papà, è la terza volta nel giro di un mese che quel bambino fa male ad un suo coetaneo perché vuole emulare la gente che gli mostri tu”.
Questa volta fu il padre a reagire, “Che diamine, i bambini giocano, qualche volta si fanno male, è così dall’alba dei tempi. Perché devi farne a tutti i costi una tragedia?”.
La figlia squadrò suo padre “Non farla così facile e non appellarti ai luoghi comuni, ero presente l’ultima volta che è successo. Erano in quattro e stavano giocando con una palla rotonda, ad un certo punto un bambino ha raccolto la palla con le mani, dicendo di aver subito un fallo e tuo nipote l’ha placcato urlando “Sono Carter, sono Carter!”. Che poi chi sarà mai sto Carter?”
“E’ il mediano di apertura degli All Blacks…” concluse il padre per lei.
“Non è questo il punto. Papà devi smetterla di fargli vedere le partite e di incitarlo o finirà per far male a qualcuno sul serio e non ce la si caverà con una sbucciata”.
Il padre poggiò le mani sulle ginocchia “Tesoro, la soluzione a tutti questi problemi, per come la vedo io, sarebbe di portare tuo figlio al campo da Rugby e fargli provare!”
La donna sospirò. “E’ una partita persa” disse, e dirigendosi verso la porta aggiunse “Ti rendi conto che ha solo cinque anni? Non ci sono squadre da Rugby per bambini di cinque anni. Non si gioca a Rugby a cinque anni!”
Mentre stava per chiudere la porta, il padre si rifece sentire “Tesoro?” chiamò, la figlia si bloccò sulla porta e con aria spazientita chiese “Cosa c’è ora?”. Il padre si voltò e sorridendo le chiese “Ma almeno era un buon placcaggio?”.
“Secco!” disse lei, e dopo essersi lasciata sfuggire un sorriso che suo padre notò con sommo compiacimento, sbatté la porta.