I navigatori, gli auricolari e la pace nel mondo

Lo so che certe volte scrivo titoli criptici. Questo è uno di quelli, me ne rendo conto, ma i pensieri su queste cose sono come la pallina di un flipper. Sei lì per strada, vedi una cosa e parte la pallina che rimbalzando nel cervello scatena un pensiero che viene rimbalzato a sua volta dall’altra parte. Dai a chi non succede?

Auricolare

Auricolare

Come sempre, provo a spiegare. Per strada oggi ho visto in fianco a me un signore che con una mano teneva la cartina di Milano davanti a se e con l’altra smanettava sul navigatore satellitare. Con cosa teneva il volante, direte, ma non è questo il punto. E non è nemmeno la prima domanda che mi è venuta in mente.
Quel tizio mi ha ricordato le persone che ogni tanto mi capita di vedere in giro che usano l’auricolare per parlare telefonino: per definizione quell’accessorio dovrebbe servire per tenere le mani libere mentre si parla al telefono.
Invece no.

Contrariamente a tutte le previsioni viene nel 90% dei casi utilizzato come segue: una mano tiene il telefonino, l’altra avvicina il microfono alla bocca. Il risultato è che se prima una sola mano era impegnata, adesso le mani libere sono finite e l’accessorio diventa un ostacolo, un impedimento al regolare utilizzo del cellulare.
Stessa cosa il navigatore di stamane: senza guardare dovresti essere guidato, gira qui, gira là. Invece no. Ad ogni incrocio rischi di schiantarti perché la cartina ti occlude la vista e la mano smanetta sul touch screen che non funziona mai a dovere.
Allora pensi: quanti sono gli accessori essenziali?
Chiedilo a Steve Jobs e ti dirà: un Iphone, un Imac, un minimac, una tastiera bluetooth per mac e quantomeno un Ipod. Chiedilo a Ghandi e ti dirà: l’aria.
E’ tutta una questione di prospettiva, anche perché a Ghandi non si può chiedere più nulla.
In tutto questo però, chi fa la figuraccia è il cervello. Il nostro, intendo. Perché dai, guardiamo in faccia alla realtà: uno che fa gli incidenti perché aggiusta il navigatore o non riesce ad aprire la porta perché ha le mani impegnate da microfono e telefono se si guardasse in una televisione lo direbbe per forza che è un cretino.
Però ce lo si concede, mica siamo perfetti.
E allora ci concediamo anche le reazioni di stizza, le incazzature, il giudizio verso i limiti degli altri (compresi quelli che fanno gli incidenti e ti fanno arrivare tardi). Però, se ce lo chiedono, siamo lì ad urlare come la guerra sia ingiusta, come chi fa la guerra non abbia capito niente del valore della vita, come non sia possibile che Israele e Palestina si combattano da sempre.
L’elenco sarebbe potenzialmente infinito. Ma non è questo il punto.
Il punto è: alla luce di tutto questo, con che diritto parliamo?
Meta in mezzo ai pali. Sul tabellone appare: Auricolari 7 – Umanità 0.