L’informatica si da all’ippica

Lo ammetto. Mi guadagno da vivere facendo l’informatico. Mi piacerebbe fare tante altre cose, molte le faccio, ma essendo il lavoro prima di tutto un obbligo (quando si vuole far fronte alle proprie responsabilità) fare l’informatico mi permette di fare qualcosa di interessante nel tempo che passa tra una passione e l’altra.

Server

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L’informatica si fonda su un concetto di rinnovamento costante, ogni tecnologia immessa sul mercato è già obsoleta. I manager delle grandi società queste cose le sanno, infatti organizzano costantemente conferenze, incontri ed eventi per pubblicizzare i nuovi prodotti.
Ecco, sono stato ad uno di questi eventi. Ed è stato… per usare un eufemismo… Illuminante.

Per chi produce hardware (ossia il ferro) e per chi lo acquista per farci business le cose a cui far fronte sono due: la crisi e l’ambiente. Se dici quelle due parole oggi come oggi sei un manager che è sul pezzo. Infatti sul bianchissimo telo appaiono proiezioni di dati riguardanti gli anni passati: quello che prima facevi con centoquaranta server oggi lo fai con tre. Lo si diceva, è l’informatica, è un continuo evolversi e migliorarsi.
Un attimo però. Questi manager dicono che c’è crisi e che le aziende non hanno più i budget faraonici del passato, pertanto l’offerta (guarda caso) se prima era di una batteria di venti macchine oggi è di una sola che però ha la potenza di venti. Se tanto mi da tanto però, visto che i manager son sempre quelli e di certo meno non guadagnano, quella macchina che fa per venti per pagare il loro stipendio costerà una cifra più vicina al costo di venti piuttosto che di una. In effetti, a spulciare i listini, è esattamente così.
Un farsa? No, non diciamolo. Perché le nuove macchine servono per risparmiare corrente e preservare l’ambiente. Poi manca la terza parola chiave, che è virtualizzazione.
Il mondo si sta virtualizzando, perché grazie a quella macchina che oggi ne sostituisce venti di ieri tu puoi virtualizzare, puoi fare in modo cioè che la stessa non faccia la parte di venti macchine, ma magari di cinquanta, di cento. Non avrai mai più problemi di spazio, consumerai meno e risparmierai, a fronte di un’esigenza di una macchina in più basterà crearne una, dieci, cento virtuali ed il mondo sarà nelle tue mani.
In poche parole non è più l’uomo che si organizza in modo da utilizzare meglio la macchina, ma la macchina che organizza se stessa in modo da soddisfare le esigenze dell’uomo.
E’ il futuro.
Perciò, anche se rimane il rammarico di avere la prova che nessuno ha saputo organizzare il proprio lavoro in modo da non avere bisogno di un nuovo server ogni mese, bisogna dire grazie a queste grandi società perché ci facilitano la vita, aiutano l’ambiente e ci fanno risparmiare!
Certo magari tutto storce un po’ quando ci si rende conto che la conferenza è svolta in un ippodromo, c’è un giornalista televisivo sportivo a gestire l’evento e gli invitati assistono ad una gara di cavalli per poi dirigersi ad un mega rinfresco, ma che ci si vuole fare? L’importante è capire che gli sprechi con questa crisi non sono più concessi. Giusto?