Pane al pane, ovvero perché la crisi non finisce e non finirà

Incredibile, a pensarci bene non l’avrei mai detto. Cosa? Di scrivere un post di natura economico-sociale. Eppure eccolo qua. Con degli amici mi è capitato di discutere su Facebook delle proposte avanzate dai nostri governanti sul tema dell’esenzione del pagamento dell’IRPEF per i redditi inferiori a 12 mila euro.
Tutto nasce da questo articolo del Corriere della sera.

Il ministro Saccomanni, secondo cui la cosa non si può fare…

Insomma cosa abbiamo ricavato dalla discussione? La depressione, chiaro. Però anche alcuni dati molto interessanti per i profani che come me capiscono poco di tutti i discorsi di IRPEF, tasse ed ammennicoli vari, ma le pagano e basta.

Un avvertimento: leggere solo se si ha realmente la voglia di rovinarsi la giornata.

Tutto come si diceva parte dall’articolo in questione che il Corriere, così come presumibilmente una pletora di altri quotidiani, ha riportato.
Esiste una proposta che prevede di azzerare l’IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche), cioè la tassa per eccellenza, quella su quanto guadagni, per i contribuenti che guadagnano meno di dodici mila euro all’anno.
Per come viene riportata la notizia a destra ed a sinistra il ragionamento appare chiaro: se guadagni meno di 12 mila euro non paghi, se guadagni 12 mila euro e un centesimo sì.
Quello che non viene detto, e che confonde i profani come me, è che l’IRPEF funziona progressivamente, il che significa che se tu guadagni 12 mila euro non paghi nulla, se guadagni 12 mila euro e un centesimo non paghi per i primi 12 mila euro ma inizi a pagare dal centesimo in poi. Questo significa quindi che la manovra in questione agevolerebbe in realtà tutti. Ma questo non è scritto da nessuna parte.
Nessun problema.
Ci si poteva arrivare. Dopo aver chiesto venia all’umanità per essersi fatti confondere dai quotidiani però la discussione è proseguita.
E ci si è chiesto: ma come funziona in giro per il mondo?
Ah, qui inizia il divertimento.
Grazie a questo fantastico articolo http://www.sanpaolo.org/fa_oggi/0803f_o/0803fo35.htm di Pietro Boffi (ricercatore del Cisf), leggermente datato, ma i cui dati risultano parecchio attuali.

Si parte con i famosi scaglioni IRPEF, le “fasce” che fanno corrispondere al reddito la percentuale di tasse da pagare:

Italia:

Imposte_scaglioni_IT

Spagna e Regno Unito:

Imposte_scaglioni_SPA-UK

Francia e Germania:

Imposte_scaglioni_FRA-GER

In poche parole gli unici ad essere bastonati pesantemente sin dalle fasce di reddito più basse sono i contribuenti Italiani e quelli spagnoli. Che sia un caso come queste siano anche le due nazioni maggiormente in crisi tra i paesi considerati ancora “sani” in Europa?
Ma non è finita. La parte più interessante riguarda le detrazioni, cioè le imposta dovute (le tasse da pagare) a fronte di specifiche situazioni (ossia la composizione familiare del contribuente):

Imposte_dovute_con_imponibile_annuo_25k

Imposte_dovute_con_imponibile_annuo_35k

Anche in questo caso la disparità di trattamento tra l’Italia (ma anche la Spagna) e, ad esempio, la Francia è abnorme.
Visti i dati sopra, la proposta pare sensata, agevolerebbe tutti e toglierebbe un po’ di pressione, anche se è chiaro come gli interventi di governo andrebbero fatti invece sulla riduzione delle imposte dovute. Nessuno può scaricare nulla, si paga e basta. Questa cosa fomenta il nero, fomenta la frustrazione, fomenta la crisi. Quindi uno dice, dai meglio che niente, prendiamo questa proposta e via. Alt. L’ha detto Saccomanni (quello della foto). Non si può fare. Non c’è copertura. Sai che c’è? E’ tutta aria fritta.

Facciamo così, non ci penso più, diciamo che sono andato fuori tema rispetto a quanto sempre scritto su questo blog, torno a far finta di voler far lo scrittore.