Caro me…

Caro me,
ti scrivo perché stavolta c’è bisogno. Qui si invecchia, viene la crisi dei trentanni, ci sono i malanni e via così, perciò mi sembra giusto fare il punto della situazione.

Viaggio

Viaggio

Purtroppo non basta più dirti “A posto così”, perché le cose si sono fatte un po’ più complicate.
Cercherò di non andare per il sottile: non mi piaci più.

Ok, magari sono stato troppo irruente, ma un fondo di verità c’è. Il fatto è che una volta avevi una luce diversa negli occhi. C’era parecchio entusiasmo, voglia di fare e soprattutto tantissima fiducia in te stesso. Anzi, pure troppa.
Adesso non capisco che succede. Non venirmi a parlare delle responsabilità, dei soldi che non bastano mai, del mondo che non gira mai per il verso giusto. Se fosse così, essendo tu un uomo comune, la situazione dovrebbe essere generalizzata.
Invece non è così.
Qualcuno intorno sereno c’è ancora. Ho letto una storia settimana scorsa, parlava di una ragazza bergamasca di 14 anni, morta di cancro. Raccontava della sua gioia di vivere, dell’affetto che provava per i medici, dell’orgoglio che hanno provato i genitori ad aver generato una vita così splendida con talmente tanto coraggio da far quasi paura.
Qualcuno di felice intorno c’è ancora. C’è una persona nel mio palazzo che quando esce di casa ogni volta fischietta un motivetto, non è mai lo stesso, non è mai routine. Lui fischia perché è felice e sembra traspirare serenità. Mi ricordo che all’inizio mi dava quasi fastidio, adesso invece se non lo sento quasi mi manca qualcosa.
Ok, ok, non attaccare col discorso che per quante persone positive esistono, intorno ce n’è altrettante negative. Non sono io quello che ha sempre detto di volersi misurare con i migliori, “perché sennò che gusto c’è?”, mica lo dici sempre tu?
Ecco allora se questa condizione di costante insoddisfazione fa parte dell’essere “grandi”, dell’invecchiare, dell’essere rassegnati che tanto la vita va così, fammi un piacere, vai affanculo.
Te lo dico con il cuore.
Più che altro perché questo atteggiamento, visto in prospettiva, è decisamente deleterio.
Riconosci i sintomi, guardati le unghie. Se te le stai mangiando, c’è qualcosa che non va. Se fai fatica ad addormentarti o ti svegli è pure peggio.
Se esistesse la pillola magica per dire “da qui in poi tutto ok” ti giuro che te la darei, ma non esiste.
Perciò svegliati.
So che sei stanco perché ti sembra di aver fatto tutto quello che volevi fare e nonostante questo avverti un vuoto, è perché l’orizzonte si sposta, lo hai sempre voluto, costantemente.
L’insoddisfazione costante ti affama. E’ uno stomaco vuoto che ti fa pedalare. E questo è un bene. Ma forse è un bene anche capire l’imperfezione insita in questo atteggiamento, capire che, come quando eri piccolo, la parte migliore di tutte è il viaggio, non l’arrivo.
Quindi goditelo.
Non fare la pirlata di dimenticarti queste cose, perché oltre al fatto che perderesti me, daresti un esempio bruttissimo a chi si fida di te, moglie, figli o amici che siano.
Io credo che in fondo l’unica tra tutte queste persone a non avere ben chiaro il tuo valore sei tu.

Sinceramente tuo,

Io.