Il primo lettore mp3 portatile che ho comprato ha l’età di mio figlio: 5 anni. Acquistato su ebay nel 2004. Ce l’ho ancora, non ne ho comprati altri.
20 giga di disco e 234 euro di prezzo. Era il lettore più capiente ed economico di allora: X5, prodotto dalla società IAUDIO.
E’ bello perché lo attacchi, via usb ti viene montato il disco (20 giga), tu vedi la cartella Music e ci puoi piazzare dentro tutto quello che ti interessa, nell’ordine che vuoi, col nome che vuoi.
L’ho usato da subito per trasferire i miei CD su mp3 (nel 2006 si usava), in modo che la mia musica fosse tutta lì, con il bitrate che mi piaceva, la qualità che volevo.
Ci ascolto la radio, ci vedo i filmati e fa anche da registratore portatile, ma in linea di massima lo uso più che altro per ascoltare la musica.
Spetta, spetta, ma cosa c’entra tutta sta roba con pensavodiavercapito?
C’entra eccome, perché dal 2004 il mondo si è evoluto, ma sono qui a dire che sono la dimostrazione vivente che si può avere tecnologia, sentirsi felici… Senza passare da Apple.
Il famoso spot della Apple, quello che porta in scena 1984 di Orwell, con tutti gli uomini/automi assoggettati al Grande Fratello che vengono “svegliati” dalla tipa in calzoncini che sbatte il martello sulla faccia proiettata in video prometteva benissimo.
Ma se lo sono dimenticati tutti.
O meglio, io credo che han fregato qualcuno, perché non hanno mostrato la parte successiva, in cui la tipa si mette al posto del Grande Fratello, accende le luci, rende tutto più bello e rotondeggiante, e fa rimettere tutti in fila, consegnando a ciascuno un I-coso, pod, pad, phone.
Cambia niente, ma sono tutti in fila.
La filosofia è “So io di cosa hai bisogno, non pensarci tu…” e via a fare le file alle 4 di mattina davanti ai negozi per prendere un cazzillo I-qualcosa.
Roba che se alle stesse persone dici “Sai che uno ha fatto il cammino di Santiago e s’è fatto Milano-Compostela a piedi?” la stessa persona (magari intanto che è in fila) dice “Che pirla!”.
Perché poi in fondo è tutto lì: cosa fa di te un pirla?
La scusa è pronta: eh ma non si discute sulla funzionalità, “l’esperienza multimediale”. Quale altro dispositivo ti offre quel che ti offre l’I-coso?
Io però so che:
- I dati sull’I-coso sono messi in una forma incomprensibile, un backup non è possibile con strumenti standard, va usato il software apposito, Itunes. E la procedura non è così triviale. Ma un dato, non è un dato?
- Ho amici che usano l’I-coso ed ogni sera lo mettono sotto carica. Orgogliosamente inoltre ribadiscono “Oh, va che sto coso fa pure il caffé, se abilito tutte le funzioni si scarica in due ore”.
- Costa uno sproposito sopra la media.
Attenzione, attenzione, non voglio passare dalla parte dei moralisti dell’ultima ora vedi Bon Jovi, qui, che accusano Apple della propria perdita di talento.
E’ solo che vorrei capire, perché Apple domina il mercato? Dai non è solo un discorso di funzionalità e o qualità. Chi più, chi meno, tutti i nuovi pad, pod o phone alternativi fan le stesse cose.
Secondo me il problema è che ormai queste cose viaggiano al pari delle cinture, delle scarpe e via dicendo. E’ moda.
Ma lo posso assicurare: si vive anche senza. E se la risposta è “si vive meglio con” ripeto che “si vive ancora meglio senza”. Perché nessuno può togliermi dalla testa quello spot di cui si parlava poco sopra.
Perché archiviare le cose sul disco in maniera incomprensibile? Quale senso ha se non quello del controllo? Un file è un file, perché non posso leggerlo ovunque, tanto più se il file è mio?
E’ come collezionare figurine, altro che tecnologia. Se poi l’I-coso è funzionale tanto di guadagnato, sennò è bello da vedere.
Prendi l’App Store. Apple ha l’ultimo ed insindacabile giudizio su cosa possa essere o meno eseguito sui device degli utenti. Se fai diverso, decade la garanzia.
Non vado oltre, faccio la mia dichiarazione: l’I-coso è una scusa, per far decidere a qualcun altro cosa mi serve.
Ecco l’ho detto.
Aprite le gabbie.