14 febbraio 2210

Di certo il cielo non era coperto ad nubi nefaste e chiaramente non pioveva. Il sole brillava come non mai ed a detta di tutti era proprio una bella giornata.

Sav Valentino

Sav Valentino

Se una qualsiasi persona matura cinquanta o sessanta anni prima fosse stata catapultata in questo futuro, in un giorno come questo, sarebbe rimasta shockata: niente meteoriti, esplosioni nucleari, invasioni aliene o quant’altro aveva rovinato la terra. Il progresso tecnologico non aveva influenzato il modo di vivere della gente se non in meglio ed i valori umani erano alti e soprattutto esistevano ancora, salvo le dovute eccezioni.

La razza umana infatti non era riuscita ad eliminare ancora i rami malati della società. Il crimine esisteva, ma la questione ormai era solamente quella di contenerlo, attenuarlo se si espandeva e bruciarlo quando esagerava, dove si riusciva.

In questo mondo i due si guardavano da quasi due minuti, tenere fisso lo sguardo negli occhi dell’altro ancora un poco avrebbe inciso nell’uno l’immagine dell’altra. Era un sentimento particolare, vero, di quelli che lasciano il segno, di quelli che rendono il cuore un campo che per fiorire necessita di un aratro fatto di gesti, parole e contatti con l’essenza stessa dell’altra persona.

“Come lo chiamate voi?” le aveva chiesto lei. Ma le parole non c’erano, esistevano solo due corpi che si parlavano, la più utile risposta che potesse esistere.

Era aliena. Niente pelle verde, gruppi di braccia o quant’altro. Solo una donna, ma aliena.
Non conosceva cosa fosse quel pianeta se non prima delle colonizzazioni comunitarie. Faceva parte del consiglio di sicurezza ed era un’ambasciatrice del suo mondo, si trovava qui per esigenza.
Aveva previsto tutto: da possibili attacchi terroristici al senato, ad attentati alla sua persona. Tutto. Tranne questo.
Nessuno sperava, in una galassia di possibilità, di trovare due razze identiche in tutto e per tutto allo stesso stadio evolutivo. Una volta però imparato a comunicare, gli sforzi in collaborazione delle menti scientifiche dei due mondi avevano dimostrato che esisteva una sorta di legge cosmica, un presupposto scientifico secondo cui l’unico modus operandi dell’origine della vita era questo.

Era alieno. Niente pelle verde, gruppi di braccia o quant’altro. Solo un uomo, ma alieno.
Non era mai stato una persona importante per il suo mondo, era uno come tanti. Magari che ti partecipa a qualche stupido programma televisivo per un momento di gloria, ma niente legna da ardere. Almeno finché non arrivò lei ad accenderlo.
La notizia dell’incontro lo aveva lasciato quasi indifferente, alla fine ci aveva sempre creduto. Aveva seguito le fasi salienti della vicenda, dal momento dell’intercettazione del segnale il 15 luglio del 2195 sino al primo incontro ufficiale, il primo marzo del 2201. Allora era ancora un ragazzo, ma si ricordava benissimo tutto.

Tutto ciò che li aveva fatti incontrare e conoscere era venerato religiosamente: mai erano stati toccati da sensazioni simili, mai due respiri erano riusciti a miscelarsi con una simile leggerezza, niente avrebbe potuto dividerli.

Amore. Era quella la parola che entrambi cercavano, ma i gesti, il tatto, gli sguardi erano stati più eloquenti d’ogni altra espressione.

Quell’amore pompava sangue nel mondo, due razze si erano unite, il sole brillava come non mai ed a detta di tutti era proprio una bella giornata.

Ad una persona in cui credo e che crede in me.
Con tanto, tanto amore.