Pace in terra

La cosa bella del primo dell’anno è che se ti alzi presto, e se sei uno a cui di botti e cenone frega poco lo fai, non c’è in giro nessuno. Quasi nessuno s’intende, a parte quelli a cui di botti e cenone frega poco. In mezzo a quel silenzio e’ per certi versi facile mettere insieme gli eventi successi nell’anno.

guerra

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Uno dice, i pensieri li avrai fatti su quello che ti è successo, invece no, è stata un’esperienza macroscopica, che riguarda il mondo, guarda un po’. Più propriamente gli Stati Uniti, nella persona di Obama e la Russia, nella persona di Putin.

Gli eventi del duemilanove.
Uno su tutti il nobel per la pace ad Obama. Quello che qualche giornalista americano di cui purtroppo non ricordo il nome ha definito “L’oscar al trailer”, questi infatti molto intelligentemente giudicava il premio assegnato più alle potenzialità del personaggio che non agli effettivi suoi movimenti in ambito pacifista.
Ero quindi veramente ansioso di ascoltare le parole del presidente americano nel discorso di ringraziamento. Anche perché con le nuove truppe predisposte per l’Afghanistan il gioco d’equilibrio sarebbe stato inevitabilmente pericoloso.
E così ho atteso. Ed il giorno è arrivato.
Leggendo su un quotidiano il resoconto del discorso che da più lati super-partes è sembrato contraddittorio ho dovuto notare le molte volte in cui viene ripetuto il concetto di “guerra giusta”. E dentro di me ho pensato, non può essere, uno che va a ritirare il Nobel per la pace non può in nessun modo parlare di guerra giusta.
Eppure così sembrava proprio essere.
Quindi ho fatto l’unica cosa sensata: sono andato sul sito della Casa Bianca ed ho letto il discorso in lingua originale.
Sorpresa, il termine usato è proprio “just war” dove “just” non significa “solamente”, ma proprio “giusta”.
E allora me lo sono letto tutto. E ci son rimasto male.
Non sono antiamericano, tutt’altro. Adoro moltissime cose dell’America, ma Obama ha proprio parlato dell’utilizzo della guerra giusta. E questa è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Soprattutto se stai ritirando il più importante premio donato agli operatori di Pace.
Cosa sia una guerra giusta. E’ questo che tenta di spiegare Obama.
…servirà un ripensamento dei concetti della guerra giusta e degli imperativi di una pace giusta.” come se davvero potesse esistere equilibrio tra le due cose.
Se potesse esistere coerenza.
Ma il peggio deve venire, perché ad un certo punto cita King, inteso come Martin Luther King Junior, il profeta dell’uguaglianza assassinato il 4 aprile 1968. E questo è il più grosso errore di tutti.
In tutto il discorso il nome di King appare sei volte, ed ogni volta questo pare essere un masso che cade sui concetti di Obama che sembrano fatti di argilla.
È per questo che ho vietato la tortura.“, come se fosse legittimo sindacare sulla possibilità di torturare prigionieri nella democrazia più potente del mondo.
…per arrivare a un mondo senza bombe atomiche.“, come se l’america non fosse il paese con il maggior numero di testate nuclieari al mondo.
L’America non ha mai combattuto una guerra contro un Paese democratico…“, come se l’America fosse giudice unico ed universale e soprattutto giusto.
Non ho proprio capito questo Nobel, e non ho capito come Obama nel suo discorso abbia più volte indicato Martin Luther King come esempio da seguire.
Ma questo blog si chiama “Pensavo di aver capito”, non “Ho capito tutto”.
Perciò Martin Luther King, che considero il più profondo esempio contemporaneo da seguire, lo cito io, giusto per evidenziare, se ancora servisse, l’incoerenza che c’è in molti nel mondo, a partire da quelli che ci guidano e sono convinti di avere capito.
Quello che segue è quindi un minuscolo estratto dal libro “I Have A Dream” e fa riferimento alle riflessioni dello stesso King in merito alla partecipazione dell’america alla guerra del Vietnam. King, come persona pubblica a guida di un movimento per la parità dei diritti (l’SCLC) doveva prendere posizione e fu così chiaro e cristallino nel rifiutare la guerra da non lasciare parole in sospeso:

La croce è una cosa che si porta e, in ultima analisi, su cui si muore. La croce può voler dire la morte della tua popolarità; può voler dire la fine del tuo ponte diretto con la Casa Bianca; può voler dire la fine di una donazione. Può darsi che il vostro bilancio ne risulti un po’ assottigliato, ma voi raccogliete la vostra croce e portatela lo stesso. Ed è così che io ho deciso di fare. Avvenga quel che può, ormai non ha più importanza.

questo fu quello che scrisse in merito, poco tempo dopo fu assassinato da quello che definirono un folle in un albergo di Memphis.
Obama ha scelto lui come esempio, rappresentante ultimo della coerenza, morto, ma alla fine libero, come pochi altri prima di lui.

Ehm… Non ho finito. Ecco la postilla:

Visto che in apertura ho scritto che il pensiero era volato anche alla Russia, voglio spiegare perché.
In un articolo di una settimana ho letto di come Putin affermi che “La Russia deve sviluppare «armi offensive» per fare fronte allo scudo antimissile americano.“.
La cosa mi ha posto abbastanza in uno stato da Pensavo di aver capito, perché ho ripensato alle parole del discorso di Obama: “Il mondo forse non trema più al pensiero di una guerra fra due superpotenze nucleari, ma la proliferazione delle armi nucleari rischia di rendere più probabile una catastrofe.“.
Però voglio fidarmi della lungimiranza di Obama, fosse anche perché non mi basta il trailer ed il biglietto per vedermi tutto il film l’ho comprato.

Buon anno a tutti, ma proprio tutti noi.