La cicatrice

C’era una volta un giocatore di Rugby, era uno forte e piuttosto spericolato. Giocava in una squadra importante e riusciva a contribuire con costanza alle sue vittorie.
Aveva tutto: la gioventù, la prestanza fisica e tanta voglia di fare.

Cicatrice

Cicatrice

Un giorno però, quasi per caso, trovò uno specchio magico che consentiva di vedere il futuro.
Non il futuro in generale, ma solo quello relativo a se stessi. Nel dettaglio, il proprio volto.

Il volto che vedeva riflesso era il suo, ma da vecchio e con una grossa cicatrice sulla faccia.
Immediatamente pensò che quella cicatrice doveva per forza essere stata provocata da qualche incidente di gioco, qualche tacchetto di troppo, dal rugby, insomma.
La domenica dopo si trovò sul campo a giocare come di consueto la partita, ma qualcosa non andava: aveva paura. Da un momento all’altro pensò, potrebbe arrivare la botta decisiva e potrei ritrovarmi con un taglio sulla faccia. E fu così che limitò il suo impegno. E così fece nel match successivo ed in quello dopo ancora finché, ormai stufo di quest’angoscia costante prese la decisione: non giocherò più, non posso sopportare questa spada di Damocle sulla testa.
E smise di giocare.
Gli anni passarono, ed il ragazzo divenne uomo, poi vecchio. Ogni volta che si guardava allo specchio il pensiero correva al suo volto sfigurato, ed egli notava con piacere che tutto era a posto, della cicatrice non vi era traccia.
Ho fatto la cosa giusta, continuava a ripetersi, rinunciare a fare la cosa che mi piaceva di più in cambio di una faccia sana è stata la cosa più intelligente che potessi fare.
E pian piano, con gli anni, il volto nello specchio svanì nella memoria.
Un giorno poi accadde. Intorno faceva caldo e la gola era secca, cosa poteva esserci di meglio che un bicchiere di acqua fresca? Le deboli braccia dell’anziano aprirono la credenza, ma il bicchiere scivolò. Succede, quando si è vecchi. Infrangendosi sul marmo della cucina il bicchiere parve esplodere, i vetri schizzarono ovunque e finirono sulla sua faccia ferendolo in maniera serissima.
Subito corse in bagno per constatare l’entità del danno e quando alzò lo sguardo verso lo specchio sentì le gambe tremare, e non dipendeva da sangue che sgorgava dalla sua guancia, ma dal fatto che il viso riflesso era identico a quello visto nello specchio quel giorno di tanti, tantissimi anni prima.
Ho rinunciato a tutto per niente pensò, gli anni migliori che avevo li ho spesi sul divano a godere di una finta sicurezza pensando di essere al sicuro ed invece eccomi qui, infelice, ferito e senza la minima possibilità di tornare indietro. Che stupido sono stato, e com’è crudele la vita.

Il futuro, è adesso.